I terremotati di L ' Aquila E ' gia notte, una notte fredda, gelida, piovosa; molti sono ammassati sotto le tende allestite in gran fretta nello stadio. Altri, invece, hanno preferito dormire nelle proprie macchine; altri, infine, hanno scielto le cucciette dei treni che sono state allestite per questo uso. Gli sfolati sono tutti composti e rasegnati e sembrano dire : ' Noi siamo un popolo fiero, ce la faciamo da soli! ' Poi, per farsi corraggio, rivivono con la mente i momenti più begli della giornata, quegli che hanno chiamato i miracoli, la gioia, la speranza quanto alcuni studenti sono stati trati in salvo dalla Cassa dello Studente. Basta questo per riportare in loro un barlume di speranza. All ' improviso, eccogli che saltano dal letto tutti nello stesso momento : è stata un ' altra scossa, simile a quelle trecento che hanno subito nel corso della giornata. Poi ancora scosse, crolli di palazine, crolli e ancora scosse. Fuori, la città è buia, piove e fa un freddo cane. I cani li ritornano in mente con il loro abbaiare che indica che, sotto le maccerie, hanno individuato un corpo ancora in vita. E la speranza che si fa avanti di nuovo. Allora, alcuni disastrati si coprono con le coperte e, sulla punta dei piedi, si aviano verso l ' uscita della tenda. Vedono delle luce lontane, personne che corrono da tutte le parti e polvere, polvere, polvere. Qualcuno grida, con tutte le sue forze : ' Miracolo, miracolo, respira ancora, è vivo, ragazzi, è vivo! chiamate un ' ambulanza! E , di nuovo, la speranza.
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