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Il biglietto perduto di Gianni Rodari -1-

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Il biglietto perduto -1-

Il professor Grammaticus una volta andare (passato remoto) a Venezia, dove le strade essere (presente dell'indicativo) d'acqua e per girarle non andare (presente dell'indicativo) bene l'automobile, volerci (presente dell'indicativo) il vaporetto. I veneziani però lo chiamare (presente dell'indicativo) il 'vaporeto'.

Purtroppo essi avere (presente dell'indicativo) l'abitudine di dimezzare le doppie. Per esempio, invece di 'tutto' dire (presente dell'indicativo) 'tuto', con una sola 't': così non essere (presente dell'indicativo) tutto per niente, ma appena appena metà.

La sfortuna, che spesso perseguitare (imperfetto dell'indicativo) il professor Grammaticus, lo fare (passato remoto) imbarcare per l'appunto su un 'vaporeto' con una sola 't'. Poco pratico di navigazione, egli non lo notare (passato remoto) subito. Ma ecco che, giunto sotto il ponte di Rialto, il 'vaporeto' cominciare (passato remoto) a sbandare pericolosamente. I turisti domandare (imperfetto dell'indicativo) in tutte le lingue: Affondare-noi (presente dell'indicativo)?

Il professor Grammaticus non perdere (passato remoto) tempo a rispondere: con la sua inseparabile matita rossa aggiungere (passato remoto) la 't' che mancare (imperfetto dell'indicativo), il vaporetto ritrovare (passato remoto) il suo equilibrio e filare (passato remoto) orgogliosamente in direzione di piazza San Marco.

I marinai, dopo essersi congratulati con il professore per la sua prontezza, cominciare (passato remoto) il giro per forare i biglietti.


(da Gianni Rodari, Il libro degli errori, Einaudi, 1964)